Lo studio Gutenberg
In particolare, gli esperti presenti nell’incontro milanese hanno sottolineato i dati emersi dallo studio Gutenberg, pubblicato nel 2021 sull’European Heart Journal. Si tratta di un ampio studio sulla popolazione della Germania centro-occidentale, che ha arruolato 12.423 partecipanti di età compresa tra 40 e 80 anni e li ha seguiti per 5 anni (2012-17). Su questa popolazione è stata fatta un’accurata valutazione dell’Insufficienza venosa cronica (IVC), nei diversi gradi di gravità e di altri parametri, compresa una valutazione del rischio cardiovascolare.
Roberto Pola, segretario della Società Italiana di Angiologia e Patologia Vascolare, spiega:
Lo studio Gutenberg ha dimostrato che le persone con MVC nelle fasi più avanzate hanno un rischio maggiore di sviluppare negli anni una malattia cardiovascolare di tipo arterioso e hanno anche una più alta mortalità per tutte le cause, rispetto alle persone che non ne soffrono.”
Leonardo De Luca, Segretario generale ANMCO e cardiologo presso la U.O.C. di Cardiologia dell’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma, aggiunge:
il link tra la MVC e le malattie cardiovascolari è dato principalmente dal fatto che le due patologie condividono alcuni fattori di rischio come l’età, il fumo, il diabete mellito, l’obesità e il sovrappeso, che si associano ad una disfunzione dell’endotelio, un’infiammazione cronica e una trombosi, dovuta al lento flusso e alla conseguente ipercoagulabilità, che costituiscono le basi fisiopatologiche di entrambe le patologie.”
Inoltre, secondo Pola: “Un’ipotesi che si sta facendo strada nella comunità scientifica presuppone che sia l’infiammazione cronica il meccanismo biologico sottostante a queste due patologie. Infatti, nella patologia aterosclerotica, che è alla base dell’infarto e dell’ictus, si riscontra un importante contributo infiammatorio e d’altro canto anche nella malattia venosa cronica si osserva un’aumentata produzione di molecole infiammatorie”.